Presentiamo Apollo Lucente.


Nome originale: Απόλλων;
Mitologia: Greca;
Luogo di culto principale: Delfi e Delo;
Simboli con cui viene rappresentato: Sole e arco;
Animali: Corvo e lupo;
Protettore di: Luce, musica, profezia e medicina;
Festività: Targelie di Atene;
Genitori: Zeus e Latona;
Fratelli: Artemide.


Apollo, nato da un tradimento di Zeus con Latona, ha una sorella gemella, la dea della caccia, Artemide. Latona dette alla luce i due gemelli sull’isola di Delo (non considerata ancora una vera e propria isola), da sola, poiché Era, invidiosa della storia del marito, aveva proibito alla dea di partorire su qualsiasi terra, fosse essa un continente o un’isola.

Apollo viene individuato come dio del sole.
Nelle rappresentazioni artistiche lo riconosciamo dal fatto che indossa  la corona di alloro, è accompagnato dal suo carro e dalle muse, suona la cetra e la lira o comunque le porta con sè insieme ad arco e frecce. Gli animali a lui sacri  sono il lupo, il delfino, il capriolo ed il cigno.
Era patrono della poesia e a lui venivano attribuite le terribili pestilenze che colpivano coloro che non lo  avevano venerato .
Apollo è considerato il figlio illegittimo di Zeus e Latona ed il fratello gemello di Artemide.


Apollo in Grecia.
Apollo era uno degli dei più noti e importanti della Grecia ed erano due le città che si contendevano il favoritismo del dio: Delfi e Delo. Il dio delle arti veniva lodato oltre che in  Grecia, anche nelle colonie africane del Mediterraneo, in Caria e in Sicilia.

Apollo a Roma.

Il suo culto nella città italiana viene importato direttamente dalla Grecia. Ciò avvenne in tempi recenti,  dato che fonti testimoniano la sua presenza già in età regia. Durante la seconda guerra punica gli vennero attribuiti perfino dei giochi: i LUDI APOLLINARES. In particolare il suo culto venne amplificato durante l’impero di Augusto che, per risultare sempre più importante, se ne attribuì la discendenza. Infine, in onore del dio, il poeta Orazio compose il famosissimo Carmen Speculare.

Gli epiteti più frequenti.
Apollo possedeva numerosi epiteti, come del resto molti altri dei della Grecia, che riflettevano poteri e personalità del dio. Il più frequente in assoluto era FEBO (splendente) riferito sia alla sua bellezza, sia al legame con il sole.
Altri epiteti erano:
  • Akesios o Latros (guaritore) riferiti al suo ruolo di protettore della medicina;
  • Alexikakos o Apotropaeos (colui che scaccia il male) sempre riferito alla protezione che donava contro mali e pestilenze;
  • Aphetoros (dio dell’arco) in quanto patrono degli arceri ;
  • Archegetes (colui che guida la fondazione) in quanto patrono di molte colonie greche;
  • Lyceios riferiti sia al lupo, animale a lui sacro, sia alla terra di Licia, regione nella quale alcune leggende ritenevano che Apollo fosse nato;
  • Loxias (colui che scruta i cieli) riferito alle sue capacità oracolari;
  • Musegete (capo delle muse).

    Gli amori di Apollo.
    Tra le varie storie d’amore di Apollo, ritroviamo quella con Giacinto, un principe spartano della Laconia, figlio di Amicla. Un giorno iniziarono una gara di lancio col disco. Mentre giocavano però, Giacinto si ferì a morte poiché il disco gli aveva colpito la faccia. Apollo cercò invano di salvarlo, e dopo decise di trasformarlo in un fiore color rosso porpora, proprio come il suo sangue, e col suo stesso nome, giacinto, affinché del giovane e del profondo dolore del dio per la sua morte si conservasse memoria in eterno.                              
                                                                                                                                    
                                      ”The death of Hyacinth”
                                                         Jean Broc (1801)


 
Una delle altre storie di Apollo è quella con la ninfa Melissa, della quale s'innamorò perdutamente e trascurò così la guida e il trasporto del carro del Sole  facendo quindi cadere sempre di più il mondo nelle tenebre. Allora, Apollo venne punito e la ninfa venne trasformata in un'ape regina.

La storia d’amore di Apollo più importante comunque è quella con Dafne, figlia e sacerdotessa di Gea, nonché ninfa che viveva serena tra i boschi. Un giorno la sua vita fu stravolta a causa del litigio tra Apollo ed Eros. Il primo infatti, fiero di aver ucciso il gigantesco serpente Pitone a  soli quattro giorni, incontrò Eros intento a forgiare un nuovo arco e lo derise del fatto che non avesse mai compiuto delle azioni gloriose.
Il dio dell’amore, profondamente ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte Parnaso e  preparò la sua vendetta: prese due frecce, una spuntata e di piombo, destinata a respingere l'amore, che lanciò nel cuore di Dafne ed un'altra ben appuntita e dorata, destinata a far nascere la passione, che scagliò con violenza nel cuore di Apollo.
Da quel giorno Apollo iniziò a vagare disperatamente per i boschi alla ricerca della ninfa, perché era talmente grande la passione che ardeva nel suo cuore che ogni minuto lontano da lei era una tremenda sofferenza. 



Francesco Albani – Apollo e Dafne (1615) – Galleria Borghese Roma, Italia

Alla fine riuscì a trovarla ma lei appena lo vide, scappò impaurita tra i boschi. Accortasi però che la sua corsa era vana, invocò la Madre Terra di aiutarla e questa, impietosita dalle richieste della figlia, inziò a rallentare la sua corsa fino a fermarla e contemporaneamente a trasformare il suo corpo: i suoi capelli si mutarono in rami ricchi di foglie; le sue braccia si sollevarono verso il cielo diventando flessibili rami; il suo corpo si ricoprì di tenera corteccia; i suoi piedi si tramutarono in robuste radici ed il suo delicato volto svaniva tra le fronde dell'albero.



Gian Lorenzo Bernini – Apollo e Dafne (1621/1623)



"Apollo l’ama, e abbraccia la pianta come fosse il corpo della ninfa; ne bacia i rami, ma l’albero sembra ribellarsi a quei baci. Allora il dio deluso così le dice: “ Poiché tu non puoi essere mia sposa, sarai almeno l’albero mio: di te sempre, o lauro, saranno ornati i miei capelli, la mia cetra, la mia faretra.”  (Ovidio “Le Metamorfosi (I, 555-559)”)
Le Metamorfosi, Ovidio

Apollo e Dafne


Gaia, Alessia, Irene, Matilde e Beatrice